La Storia Della Nascita di Catenanuova
La nascita di Catenanuova s' inquadra nell' ampio processo urbanistico avvenuto tra il XVI secolo e il XVII che portò in Sicilia la nascita di nuovi centri urbani.
I nuovi comuni, tra cui quello di Catenanuova, nacquero soprattutto per l' incremento demografico registratosi in quel periodo e per l' esigenza di utilizzare il territorio siciliano in modo più razionale.
Tutto ciò portò allo spostamento delle popolazioni dalle zone costiere che erano quelle più redditizie verso l' entroterra dove esistevano vasti latifondi ed immense superfici agrarie da utilizzare.
Naturalmente la classe interessata a questo spostamento era quello del baronaggio.
Il Governo Spagnolo, infatti, concedeva titoli e previlegi per incoraggiare tale classe a fondare nuovi comuni. Addirittura concedeva loro il titolo di Principe ed un posto nel Parlamento siciliano, fonte di potere e prestigio.
Anche Andrea Riggio fu benificiario di questi privilegi e tra le altre cose, l' iniziativa presentava molti vantaggi economici.
Il Principe incentivato da tali privilegi chiese al Re l' autorizzazione per la fondazione del nuovo comune:
" La Licentia populanti " versando nelle casse del Regno una somma pari a 400 onze.
In un primo momento la domanda viene rigettata (01.11.1732) per essere poi approvata nel 1774 anno di nascita di Catenanuova.
Catenanuova venne fondata per volontà della baronessa del feudo Mellijs in ventre Anna Maria Statella, madre di Andrea Giuseppe Riggio-Statella, principe di AciCatena.
Il 21 luglio 1713, pochi mesi dopo la morte dello sposo Antonino Riggio-Saladino, la baronessa, gravemente ammalata, dettava le sue ultime volontà al notaio palermitano Domenico Sarcì.
In quel testamento ella esprimeva il desiderio che nel suo feudo di Melinventre si fabbricasse la Terra e vi fosse fondato l’Arcipretato, per tale finalità avrebbe partecipato ai costi derivanti dalla fondazione destinando una cospicua somma per il mantenimento del culto e per la cura delle anime della nuova Terra.
Certamente il feudo di Melinventre non era per lei una proprietà come un’altra tra quelle facenti parte del vasto tenimento del Principe della Catena suo sposo. A quel luogo erano legati i ricordi d’infanzia di Anna Maria, gli affetti familiari più cari, i sentimenti più intimi; in un certo senso il feudo Melinventre rappresentava la sua stessa famiglia; quella famiglia che era stata decimata sotto le macerie del proprio palazzo di Catania, crollato nello spazio di un miserere a causa del terribile terremoto del 1693.
Ricostruire quel nucleo, vivificare quel luogo popolandolo con l’edificazione di una Terra, di un vero e proprio paese palpitante di vita, significava per la baronessa far rivivere i ricordi dell’infanzia felice. Ogni pietra eretta per eklkkdificare, in quel luogo, una nuova casa, un fondaco, la chiesa, il palazzo baronale, era come se fosse stata tolta dal cumulo di macerie che aveva sepolto, insieme ai suoi familiari, il ricordo dei momenti più belli della sua giovinezza.
Tutto quello che il feudo Melinventre significava, l’immenso valore affettivo che rappresentava per lei, certamente la principessa seppe comunicarlo pienamente al piccolo Andrea Giuseppe, primogenito ed erede universale della famiglia Riggio-Saladino e Statella-Paternò, ed era lui che consegnava il proprio grande desiderio che in qual futuro tempo nel suo fegho di Melinventre si frabicasse la Terra.
Il 4 gennaio 1717, a soli 38 anni, la baronessa di Melinventre, spirava lasciando orfani i figli Andrea Giuseppe di 15 anni, Agatino Maria di 7 anni e Antonina Maria di appena 4 anni.
Presa l’investitura del feudo l’8 marzo 1722, all’età di venti anni, e già di fatto principe della Catena, Andrea Giuseppe Riggio-Statella, facendo memoria della disposizione testamentaria della madre, spinto dal desiderio di accrescersi in prestigio ed autorità, ma soprattutto cogliendo quella che era una esigenza propria del territorio, si accingeva a popolare Melinventre, con ottime possibilità di successo, considerata la posizione baricentrica del feudo in quel contesto territoriale, teatro dei suoi interessi economici.
Il 24 gennaio 1731 il Viceré Conte de Palma, tenendo conto dei servigi prestati al re dal principe Andrea Giuseppe Riggio-Statella, in esecuzione del cesareo diploma emanato il 11 settembre 1726 concedeva la facoltà di edificare Catenanuova.
Adempiendo la volontà della madre, il principe Andrea Giuseppe Riggio-Statella, popolò Melinventre edificando nel suo centro un nuovo paese, che egli stesso volle chiamare Terra della Nuova Catena, con evidente riferimento ad Aci Catena di cui era il principe.
La presenza del toponimo Catena Nova in un documento notarile del 09 febbraio 1733, riguardante una compravendita di terreno, attesta l’esistenza del paese in quella data.
Il 6 luglio 1733 in Terra Novae Catenae, il principe della Catena, con l’assistenza per transitum del notaio centuripino Saverio Caruso, non solo ratificava, approvava, e confermava, ma anche aumentava generosamente la dote assegnata dalla madre, con legato espresso nel testamento, all’unica locale chiesa, intitolata a san Giuseppe.
L’assegnazione di una rendita per il sostentamento del clero, permettendo la costante presenza di vari cappellani, assicurava la cura spirituale delle anime della giovane comunità e costituiva l’atto finale che concludeva la realizzazione del progetto di fondazione.
Nel cuore di un piccolo feudo, collocato in posizione strategica all’interno di un vasto territorio adibito a pascolo e alla coltivazione cerealicola, una giovane cittadina di circa 500 anime, provenienti in gran parte da Centuripe, iniziava così il camino della sua storia, ponendosi come nuova situazione di sviluppo del territorio.
Andrea Giuseppe Riggio-Statella, principe della Catena e barone di Melinventre, aveva rispettato in tutto e per tutto le ultime volontà di Anna Maria Statella, sua madre: il feudo degli Statella era rifiorito, le tristi macerie di quel terribile terremoto del 9 ed 11 gennaio 1693, erano un ricordo ormai sbiadito.
Catenanuova nasceva così come un paese dotato di una propria vita amministrativa, autonoma rispetto alle universitas vicine e, contrariamente a quanto tramandato da una errata tradizione orale, esso non fu mai casale, ma Comune di nuova fondazione soggetto unicamente al suo feudatario, che lo dotò degli apparati amministrativi necessari alla sua autonomia.
Ed altrettanto errato ed ingiustificato è l’uso del termine dialettale di casaluoti per chiamare i suoi abitanti, che agli inizi della fondazione erano indicati, invece, come catenoti, cioè nell’identico modo degli abitanti di Aci Catena..Atto Notarile
Antica Reggia, Risalente Al 1730, Dei Principi Riggio-Statella Fondatori Della Città Di Catenauova. "La Piu' Importante Opera Svanita Nel Nulla"