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Fondaco Cuba - Catenanuova Sparita

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Il Fondaco Cuba tra Storia e Leggende
Il Casale di Cuba, di origine Arabo-Bizantino, pervenuto quasi intatto fino ad oggi, costituisce una chiara presenza della colonizzazione araba del territorio.
Ubicata in una posizione inermedia tra Catania ed Enna (Castrogiovanni) era tappa obbligatoria per chi allora intraprendeva un lungo viaggio.
Già al tempo dei Spagnoli infatti, era adibito ad albergo e stazione di sosta per il cambio dei cavalli. In esso si mangiava, si beveva e ci si scaldava atttorno ad un bivacco comune per cui era divenuto un luogo di socializzazione dove si narravano storie, si rideva e si litigava pure.
Il Casale viene soprattutto ricordato per due avvenimenti storici importanti.
Il primo risale al 1714, come ci narra lo storico centuripino Filippo Ansaldi che ci riferisce che nel Casale dimorò Vittorio Amedeo II Re di Sicilia e di Sardegna insieme al suo seguito reale.
Il secondo risale al 1787 quando nel Casale di Cuba dormì il poeta tedesco
Joahann Wolfagang Goethe. L' episodio è narrato dallo stesso nel suo saggio "Viaggio in Italia".
La Leggenda del Fiume di Latte
Stando al racconto popolare, pare che al tempo re Vittorio Amedeo II di Savoia e la sua consorte, la regina Anna d’Orléans, si trovassero in viaggio in Sicilia. Quest’ultimi, per fare ritorno in Piemonte, avrebbero dovuto percorrere il tragitto tra Palermo e Messina. Venuto a conoscenza di tale evento, il cavaliere Ansaldi, proprietario della masseria di Catenanuova adibita ad albergo, si mise in testa l’idea fissa di voler conoscere i due illustri viaggiatori e di porgere loro il suo più ossequioso omaggio. Esisteva, tuttavia, un problema, a prima vista, insormontabile.
Il  re e la regina, infatti, non avevano in programma di far tappa proprio  in quel paesino e, anzi, avrebbero proseguito decisi fino alla città di  Messina. Questo non troppo piccolo inconveniente, comunque, non  scoraggiò il cavaliere.
Quest’ultimo ordinò, quindi, ai suoi dipendenti di versare all’interno del fiume che scorreva lì vicino tutto il latte munto  durante la giornata. I sottoposti obbedirono a quello strano ordine e  gettarono il latte nel torrente, fino a che esso non divenne di colore  bianco. Nel frattempo le  avanguardie del re giunsero presso il fiume e, non appena osservato  l’assurdo fenomeno di quelle acque biancastre, tornarono indietro per  riferire tutto al re. Quest’ultimo, incredulo, volle verificare con i  suoi occhi, spingendosi ad assaggiare un po’ di quel liquido e dovendo  riconoscere, malgrado lo stupore, che si trattava proprio di un fiume di  latte.
A quel punto si fece avanti il  cavaliere Ansaldi, il quale, umilmente, svelò il suo trucco e spiegò le  ragioni che lo avevano condotto ad applicarlo. Non solo, giacché la  notte stava ormai avanzando, invitò i reali e tutto il loro entourage  a pernottare presso la sua locanda. L’invito fu molto gradito da re,  che lo accettò e che, prima di ripartire, volle premiare l’ingegno  dell’inventore del fiume di latte, nominando il cavaliere Ansaldi Capitano Onorario delle Guardie Reali.
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