Festa del Patrono "San Prospero"
Generalmente la festa del Patrono nella sua più intima essenza è uno spaccato della vita pubblica e privata, material e morale, sacra e profana. La festa patronale di Catenanuova riflette la presenza di tutti questi elementi a testimonianza della cultura e della religiosità di un comune che affonda le sue radici nel mondo contadino.
San Prospero, secondo la credenza popolare, difende il paese dal male, benedici il raccolto dei campi, allontana le malattie, concede prosperità e salute agli abitanti.
In passato, quando il sentimento religioso era più vivo nel cuore della gente,le nostre donne non trascuravano di recitare il rosario e le preghiere quotidiane , di freguentare le quaranta ore, di sentire messa nei giorni consacrati e di osservare scrupolosamente i digiuni soprattutto durante la settimana Santa della Pasqua. Al Santo Patrono consacravano la propria prole e, in segno di omaggio, ne imponevano pure il nome. Per questa ragione il nome di Prospero è così comune a Catenanuova.
L' usanza però oggi è decaduta.
Nella società contadina dello scorso secolo, basata sul rispetto delle leggi naturali, San Prospero veniva considerato come una sorta di scudo contro ogni male. A lui i nostri padri chiedevano la fertilità dei campi e l' abbondanza del raccolto. Quando le campagne erano minacciate dalla siccità, al santo si chiedeva di concedere la pioggia. Ovviamente questa manifestazione è dismessa ma le nostre donne fanno ancora voti al Santo Patrono.
La festa in onore di San Prospero si celebra l'ultima settimana di settembre, dopo l' equinozio d' autunno. All' alba di venerdì, primo giorno di festa i Catenanovesi si destano al suono allegro delle campane e allo sparo dei mortaretti. In questa parentesi festiva i Catenanovesi dimenticano i problemi quotidiani all' insegna dell' eudoria generale.
E' la festa più bella e attesa dell' anno e ognuno ci tiene a viverla bene. Dall' estero, ove si trovano per motivi di lavoro, tornano a flotte i figli di Catenanuova a riabbracciare i loro familiari e a rendere omaggio al Santo Patrono. Per tutta la durata dei festeggiamenti il paese muta letteralmente volto.
Bancarelle di dolciumi, di giocattoli e di zucchero filato, giostre e attrazione varie con le loro luci variopinte danno una dimensione nuova alla città.
Domenica pomeriggio si registra la fase più significativa della festa. Sin dalle prime ore del mattino il via vai frenetico che si svolge in piazza Municipio e per le vie adiacenti alla chiesa denuncia il fervore dei preparativi. Sfarzosamente adorna di ceri e di fiori, la Chiesa Madre si prepara al grande evento.
Il parroco officia la messa davanti ad una follo inverosimile. Per antico costume ogni fedele partecipa a questo importante appuntamento.
Ecco che il Santo appare sulla soglia della Chiesa, ed un tripudio generale la gente inneggia " evviva San Prospero ". Comincia la processione alcuni giovani, di solito i più robusti e devoti, si aggiogano spontaneamente all vara del Santo che viene spinta a forza di braccia.
I " Mastri di Festa ", che hanno pazientemente curato tutta l' organizzazione, aprono il corteo.
Il percorso è stato studiato miniziosamente in modo da toccare, in così breve tempo, i punti nevralgici del paese. Salvo qualche variante imposta all' ultimo momento da problemi di forza maggiore, la processione segue sempre il medesimo percorso: Matrice, Corso Principe Umberto, via Bologna, via Europa, via Risorgimento, via Libertà, via Dei Mille, piazza Indipendenza, corso Vittorio Emanuele, piazza Madonna del Rosario, piazza Andrea Riggio, via Palermo, quartiere Mercato Vecchio, via Caduti in Guerra, Chiesa Madre.
al gran completo la banda comunale " G. Verdi ", con l'uniforme delle grande occasioni sfila dietro il Santo ed intona inni Sacri.
Issato sul carro, il " Masro di Bara " riceve le offerte dei fedeli.
nell' immediato dopo guerra si offrivano al Patrono i prodotti della terra ( grano, fave, mandorle, animali domestici... ) che venivano poi venduti all' asta e il cui ricavato veniva devoluto alla Chiesa.
Col tramonto dell' età contadina tale usanza è andata completamente perduta. Ricco delle offerte dei fedeli il Santo sfila tra due ali di popolo. Durante il tragitto qualche fedele s' inginocchia davanti al Santo e bacia i suoi piedi in segno di devozione.
La gente si accalca, si spintona; lo strepito, il clamore, sono indescivibili.
al fine del giro il buio è calato e il Santo ritorna in Chiesa tra spari di mortaretti e di bengala che rischiarano il cielo a giorno. La festa però non è ancora finita rimesso il Santo nel tempio nella centralissima piazza Madonna del Rosario si approntano spettacoli musicali e di varietà.
Il Sacro si mescola col profano. La gente si ricrea. Per tradizione i festeggiamenti vengono chiusi dalla fiera del lunedì. Essa ha luogo lungo il corso Principe Umberto e vi si trova un pò di tutto: dal vestiario alla cincaglieria, dagli alimentari agli utensili... I Catenanovesi approfittano di questa occasione per fare le provviste. Un decennio fà era ancora in auge nella zona " Forca " la fiera del giovedì alla quale, oltre agli allevatori e agli agricoltori locali, partecipavano moltissimi allevatori provenienti dai comuni limitrofi.
Mutate le tecniche del lavoro agricolo e le condizioni generali della vita, oggi l' usanza è decaduta e, se resiste, ha perso molto del significato e del valore di una volta.