G A L L E R I A
DEI NOSTRI SENTIERI CON TANTISSIME FOTO
CATENANUOVA - SCALPELLO
Strada tracciata dei Monaci Basiliani
Su Monte Scalpello o Scarpello (la più antica citazione scritta del luogo risale intorno all'800 da fra Fulgenzio da Caccamo), mt.560, ogni anno la prima domenica di Maggio e la prima domenica di Ottobre si festeggiano rispettivamente S.Giuseppe e la Madonna del Rosario; molti abitanti di Catenanuova, Agira, Centuripe etc. vi si recano per le tradizionali feste. Un tempo vi si recavano a piedi o al massimo, sul dorso di un mulo; oggi, ahimè si sale in macchina; per fortuna ancora in pochi salgono a piedi e a cavallo; ne testimoniano un nutrito gruppo di cavalieri di Agira, ed un altro gruppo di Catenanuova che ancora sono soliti salire di anno in anno sempre in numero crescente. Sulla vetta è ancora ben tenuto, grazie ad un caparbio Comitato, un santuario dedicato ai Corpora Sancta, il cui fascino e le sue linee essenziali architettoniche ci inducono a datarlo presumibilmente intorno al 1500. Attorno al Santuario facevano da corona le celle dei monaci oramai abbattute.Il santuario e le celle sicuramente sono sorte su un vecchio sito di una città Sicula, qualcuno afferma trattarsi della mitica Imacara; ben evidenti ancora oggi sono le mura a secco disseminate lungo il percorso in salita tali da formare innumerevoli terrazzamenti; mura che si completano sulla cresta ad attorniare la spianata a difesa della mitica città. Geologicamente il sito molto probabilmente fu la prima terra che emerse in Sicilia dopo il diluvio. Il percorso segnato in mappa è ad uso per una passeggiata a piedi.
CATENANUOVA - TURCISI - SFERRO
Il percorso è di alto interesse naturalistico ed archeologico che conduce al mitico monte Turcisi attraverso campi estesi di grano, carciofi ed antiche piante di olivo. Perchè mi attira il monte Turcisi? Quarant'anni fà sentìi parlare di Turcisi da qualcuno che in quel luogo vi nacque, crescendo ascoltò cunti e storie tramandate oralmente, da adulto poi forgiò la sua fervida fantasia da numerose e costrette letture mitologiche; questi mi raccontava e collocava Turcisi a 40 miglia da Siracusa, così come Atene dista altrettante miglia da Maratona; sembrava che volesse invertire ruoli e luoghi ma era semplicemente una storia come tante altre che vede protagonisti l'uomo contro l'uomo, civiltà contro civiltà. Che ci fu battaglia a Turcisi è quasi certo. Continuiamo a camminare, il percorso fino alle sue pendici è facile e piacevole ma, appena lo cominci a scalare, ogni sentiero scompare e fino alla sua sommità la passeggiata diventa una vera arrampicata. Quando arrivi a mezza costa ecco che ti compare un primo muro ciclopico lungo una ventina di metri, con massi enormi ben squadrati; senza dubbio lì c'è la mano degli antichi greci; lo stupore è immenso, e mi chiedo perchè proprio lì in quel luogo distante una quarantina di miglia da Siracusa, si doveva erigere una difesa verso l'entroterra? Si continua l'arrampicata ed eccocci arrivati alla sommità ed ancora lo stupore aumenta perchè ormai è evidente che proprio lì a coronare tutto il pianoro della cima eccoti altre mura possenti lunghi oltre i 40 ml. alti oltre i 4 ml. Siracusa aveva un interesse molto particolare, questo è un luogo che nel passato, oltre ad essere un luogo vivo fu teatro di scontri a morte, come a Maratona! ed oggi come è possibile che sia così abbandonato dimenticato, non citato dalle fonti ufficiali? Una cisterna, un camminamento verso le viscere del monte, altri muri di edifici (una chiesa e celle di monaci sono ancora evidenti) stanno ancora lì che parlano del loro passato ma nessuno stà ad ascoltarli.Volgi lo sguardo su tutti i lati e ti accorgi che da lì domini tutta la Sicilia sud orientale: l'Etna, la piana, Catania, Siracusa, il Crisa oggi Dittaino, quel che resta della via consolare romana (sulle tabulae peuntigeriane l'antica Centuruppa è dirimpettaia a Turcisi ad un tiro di schioppo; poi c'è Palikè, Occhialà, Mene,Iudica, Scarpello... Ma queste non erano terre di Ducezio? re indomito dei Siculi che non voleva sottomettersi ai nuovi arrivati Greci? Allora è tutto chiaro, nella fortezza di Turcisi si giocava una partita importante tra le due civiltà a colpi di ferro. I margi stavano proprio quà (a proposito lo sapete che a Catenanuova esiste una contrada che porta il nome dei Margi?) E allora, mentro camminiamo percorrendo queste antiche strade, pensiamo e fantastichiamo che qui era il centro di questa nostra originaria civiltà Sicula e che forse, Turcisi, espugnata dai Greci, potesse magari essere chissà... Ma stiamo coi piedi per terra, lasciamo il compito agli archeologi, se vorranno, dare una definizione più certa rispetto alle mie divagazioni e buona camminata.edi.
CATENANUOVA - GAGLIANO CASTELFERRATO
RICORDANDO I SOLDATI CANADESI CADUTI PER LA NOSTRA LIBERTA'
Oggi decidiamo di fare una seconda puntatina a piedi su Gagliano Castelferrato ed il fascino è sempre quello, grande, spettacolare, indescrivibile, da fare passare tutta la fatica accumulata dalle 6 lunghe ore di cammino, escludendo le 3 brevi soste, due per rifocillarci, una per non dimenticare all' ombra di quei tumuli di pietra bianca che sono racchiuse nel cimitero dei canadesi ove riposano quei giovani venuti dal nuovo mondo; ne ho contati ben 112 che ancora gridono: "libertà di tutti i popoli". Come si fa a dimenticare il sacrificio di quei ragazzi che nel luglio del 1943 vennero a morire ed ora riposano sotto una lapide; accanto ad quell' atmosfera di silenzio e pace sepolcrare ho riposato anch' io, ma con tanta tristezza poichè ne 18 anni ne mai si deve morire per la stupidità umana. Il cammino è misto, ovvero la prima metà si svolge su trazzere sterrate, e ciò fino al cimitero dei nostri amici e compinti soldati; l' altra metà su una provinciale pessima rimasta incompleta sul viadotto del fiume salso; ma ancora più salati sono i costi di quel cantiere che non finisce mai di succiare risorse finanziarie. Lungo il percorso si costeggiano ben 2 invasi artificiale, lo Sciaguana ed il Pozzillo che, seppure mantengono la preziosa acqua, non la si distribuisce per i campi a causa di quelle tubature che non tengono. 30 km alla fine non sono poi tanti per potere ripetere il godimento di quel presepe naturale che è Gagliano Castelferrato, all'ombra di quella roccia che ha dato vita e riparo da secoli ad un popolo fiero e geloso della sua storia fatta di lotte fin dai vespri siciliani fino ad ieri quando quell'impavido Mattei volle snobbare politica e mafia.
SENTIERO FRANCESCANO O DI SICILIA I
"Da Tusa a Pettineo"
Il cammino di San Felice, come quello di Francesco lento, sereno, in compagnia, su vecchi sentieri percorsi da nostalgici di un passato a dimensione d’uomo si è rivelato, per me che vaga come un funambolo, ricco di natura silvestre che domina un infinito mare eolico ed azzurro incorniciato da una finestra di bellezza: arte, conoscenze eremitiche di altri tempi, incunaboli di neumi che sembrano voler fermare il tempo ammonendo la fugacità della vita. Si rivive un back-stage di tante civiltà passate che si succedono in questa terra di ciclopi a rafforzare una identità poliedrica costruita come un puzzle cromatico da fare invidia all’arco di Noè. Gagini, Borremans, Manno, Li Volsi, gli Zoppi provenienti da Ganci ci attendono in ogni grancia e sono emuli giganti dei fiorentini loro coevi ed auspici ai contemporanei che sulla fiumara hanno lasciato indelebile memoria. L’agape dei 3 giorni è vissuta in sincera sinergia ed il cammino, metafora della vita che scorre inesorabile, ti punzecchia sempre affinchè la nostra mente resti oleata e lucida per la ricerca infinita sull’infinito. Grazia a tutti i partecipanti amici.
Il primo dei tre segmenti di trekking ci ha visti impegnati da Tusa a Pettineo lungo un percorso costituito da tratti in asfalto e a fondo naturale. Si attraversano boschi di lecci, querce, sugheri, lentischi e more. Il punto di partenza è stato il convento il convento dei cappuccini con annessa chiesa di San Leonardo, oggi retti da una piccola comunità di suore francescane che dall'alto di questo luogo magico si godono un paesaggio stupendo: il mare con le isole eolie e perfino Ustica si può scorgere in lontananza e di una discreta solitudine atta alla preghiera. In 5 ore di cammino si giunge a Pettineo, piccolo borgo fondato da greci provenienti dalla calcidia, la cui chiesa cattolica madre conserva due preziosissime ancone marmoree di G.Gagini, perfettamente conservate a che riportano gli antichi colori. Si trova ospitalità presso il convento francescano con annessa chiesa di San Marco, anche questa custodisce una preziosa pala d'altare del Borremans.
Il primo dei tre segmenti di trekking ci ha visti impegnati da Tusa a Pettineo lungo un percorso costituito da tratti in asfalto e a fondo naturale. Si attraversano boschi di lecci, querce, sugheri, lentischi e more. Il punto di partenza è stato il convento il convento dei cappuccini con annessa chiesa di San Leonardo, oggi retti da una piccola comunità di suore francescane che dall'alto di questo luogo magico si godono un paesaggio stupendo: il mare con le isole eolie e perfino Ustica si può scorgere in lontananza e di una discreta solitudine atta alla preghiera. In 5 ore di cammino si giunge a Pettineo, piccolo borgo fondato da greci provenienti dalla calcidia, la cui chiesa cattolica madre conserva due preziosissime ancone marmoree di G.Gagini, perfettamente conservate a che riportano gli antichi colori. Si trova ospitalità presso il convento francescano con annessa chiesa di San Marco, anche questa custodisce una preziosa pala d'altare del Borremans.
SENTIERO FRANCESCANO O DI SICILIA II
"Da Pettineo a Motta D'Affermo"
Il percorso tutto in salita, da gran premio della montagna di 1 categoria, si svolge su strada asfaltata, scarsamente interessata da veicoli, con una serie di tornanti che ti mozzano il fiato di fatica e di bellezza, alla fine prevale la seconda opzione in quanto domini da signore la vallata del fiume Tusa, il mar tirreno impreziosito dai contorni dell'arcipelago eoliano; perfino Ustica si intravede sfumata. In meno di 2 h. la carovana si ricongiunge davanti il primo bar ma niente granita, ci si accontenta del solito caffè.
I GRESTI: LA ROCCA ED IL CASTELLO
Antico fortilizio, già appartenuto ai Gioieni, la torre di avvistamento ancora intatta, il resto del manufatto è rudere; grande ambiente scavato nella roccia con annesse strutture a adibite ai vari usi. E' probabile che si trovasse lungo la antica via consolare che da Catania conduceva ad Agrigento passando per Innessa, Centoruppa, Turcisi, Scarpello , Morgantina Plutia e ...
ETNA: DA PIANO PROVENZANO
Cratere sud-est con Polenta e Tumminìa
'Etna, "a muntagna" per noi siciliani ha rappresentato da sempre anche un luogo di culto; non a caso nella mitologia Vulcano era il Dio del fuoco; ed il fuoco, nell’immaginario universale dove poteva essere meglio identificato se non in Sicilia? Il fuoco della montagna, il mare che la circonda e la terra generosa ha plasmato gli abitanti di questa isola che è unica. Dacchè son nato l'ho sempre goduta dal basso, amata,temuta, rispettata; e mentre il tempo col suo scorrere inesorabile cominciava a pesarmi, mi domandavo: ma quando sarò in grado di fare il dovuto pellegrinaggio sul mongibello? quando sarò in grado di consultare questo Dio del fuoco direttamente sul suo oracolo per ottenerne i suoi favori? Finalmente, in una splendida domenica di autunno, il nostro amico Alfio, costretto in esilio in terra di piadina e polenta, annunzia che siamo pronti per la grande impresa; ma prima è necessario, per lui, raccogliere ed estrarre l'olio votivo dalle sua antiche piante d'ulivo, e ciò per placare l'ira del Dio scontento che lui come tanti altri suoi figli lo hanno abbandonato per un pezzo di pane. Così di buon ora, alle 6,30 iniziamo la salita da Piano Provenzano (ml.1800), a piedi, con bastoncini telescopici semplicissimi da regolare ma che per un rifiuto atavico mi porta a chiedere aiuto agli amici di scalata; giacche a vento, zaini in spalla e, poichè lassù si farà festa in onore del Dio, ho pensato bene di portare del buon pane di Tumminìa, coltivato macinato ed impastato con le mie stesse mani. La salita è piacevole, anche se le pendenze non scherzano e ci concediamo un primo meritato riposo, sono le h.11,30, all'ombra dell'Osservatorio IGV (ml 2900).Qui è tutto uno spettacolo, molti lo definiscono lunare, io l'ho definito surreale; il cielo è limpido, di un azzurro intenso, separato dalla valle sottostante da cumuli di bianchissimi batufoli di nuvole, quasi a demarcare l'inferno dal paradiso. Riprendiamo la salita, anche se la quota ogni tanto ti mozza il respiro; ma te lo riprendi a forza di volontà perchè sai che il Dio ti aspetta. Ormai siamo già in vista della cresta, mancano gli ultimi 300 e la fatica è tanta dopo 6 h. di cammino; adesso a ridosso dell'ultimo cono neanche il sentiero esiste: bisogna adesso scalare a tutti i costi, passo dopo passo, ora o mai più; disattendendo ai ripetuti inviti di Franco a non scalare decido comunque di andare fino in fondo; ma è dura, mi viene da imprecare; bestemmio il nome del Dio Vulcano; ma proprio lassù doveva eleggere la sua dimora? nella bocca dell'inferno; Tiziano ha la sola forza di ammonirmi di non bestemmiare perchè poi Lui si vendica. Mi auto assolvo da questo peccato veniale, e recito moine adulatorie, arieggiando “come è bella a muntagna sta sera…”; la fatica mi aveva fatto perdere per un attimo il senno; gli Dei tutti si rispettano, si amano e si temono. Finalmente arriva il miracolo, d'improvviso arriva la fine della scalata sommitale(ml.3330); è Lui il sommitale sud-Est novella bocca; finalmente sento il suo alito che odora di zolfo, sento la sua voce che ruggisce come un leone. Il Tempo di qualche foto con tutti gli amici che qui per la gioia ci sentiamo i veri Dei dell'Olimpo. Il Pellegrinaggio è compiuto, il voto è fatto, ho visto il Dio dall'alto in basso e per un momento mi sento uguale a Lui; ma non per molto perchè la mia umanità e nichilismo prevale su ogni velleità; bisogna stare coi piedi per terra. Alfio con la sua proverbiale prudenza mi conduce verso la via del ritorno e subito! Nino, che vorrei tanto ringraziare e che, ho capito, è un buon matto da non legare bisogna lasciarlo libero di spiccare il volo sempre più in alto, decide con gli altri amici di continuare verso le rimanenti bocche, discendendo nell'altro versante; e così addio Tumminìa, la parca festa sarà rimandata ad un'altra risalita, allorquando il Dio Vulcano si sarà placato dell'ira che porta dentro di sè per questi tempi difficili dove tutto va a rotoli.
ASSORO - DITTAINO
Un antico adagio siciliano recita: “prima Assoro e poi Roma” ovvero, Roma rispetto ad Assoro non è che una giovanissima signorina. Ci sono diverse ragioni che devono indurre ad una puntatina sù Assoro (son circa 900 slm.): la prima perchè ci riporta indietro nella notte dei tempi allorquando in questa estrema propaggine degli Erei, i nostri progenitori vi si insediarono; molti sono i catoi rupestri esistenti, anche se offuscati da qualche costruzione moderna. La seconda perché ad oggi vengono conservati i segni del sincretismo religioso; nella magnifica basilica di S.Leone, dopo il recente restauro, sono venuti alla luce nella vòlta stilemi molto cari all’Islam frammisti a normanni, spagnoli etc.; qui c’è lo zampino dello “stupor mundi” che aveva una visione del mondo in perfetta coesione e sinergia delle diverse culture che qui in Sicilia si incontrano; non crociate ma pacifica integrazione perché ogni diversità è ricchezza. L’arte rinascimentale siciliana a San Leone trova le massime espressioni dove sono presenti notevoli opere scultoree del Gagini (il Michelangelo di Sicilia) e della sua scuola. La Ancona marmorea a corredo dell’altare maggiore è una fra le massime espressioni di quegli artisti locali , a mio avviso non minori, precursori di temi e forme adottate da Nord a Sud Europa (da notare la rappresentazione dell’inferno non evoca ben più note e maggiori opere fiamminghe, francesi, tedesche o romane?). Inoltre, credo di potere affermare che nel campo ecologico, ad Assoro debba essere assegnato l’appellativo di Comune virtuoso in quanto ha saputo camuffare e nascondere la sua discarica, confondendola ed integrandola con la bellissima natura che la circonda. Natura che va goduta da valle a monte percorrendo a piedi come noi, che di buon mattino, lasciata la macchina in quella mastodontica cattedrale del deserto a cui hanno affibbiato il nome di Outlet di Dittaino, fumo negli occhi per le nostre generazioni; da qui seguendo un incantevole percorso trazzerale abbiamo potuto godere inizialmente di ambienti ancestrali quali un semplice ovile dove le pecore e il dorsale di collina che li ospitava è un unicum di cromatismo; poi di seguito una bella masseria con una vera da pozzo che fa bella mostra di se nella corte; un ambiente scavato nella roccia tufacea con tanto di colonne, capitelli ed archi a tutto sesto; a seguire una concrezione naturale che in lontananza ci sembra una chiocciola che cova tra gli ulivi; infine un ombroso e balsamico bosco della forestale che ci allarga i polmoni prima di inerpicarci fin sulla vetta del monte dove è arroccata Assoro. Arrivati al bivio della sp. Nr.7 e percorsi non più di 500 ml. ci attende uno dei più bei percorsi naturalistici di Sicilia: trattasi della vecchia ferrovia a cremagliera dei primi anni del 900’, oggi dismessa come tutte le cose buone; trattasi di un percorso di circa 6 km, con ben 5 gallerie e diversi caselli che si inerpica in tornanti deliziosi verso la sommità del monte, offrendo delle immagini uniche, facendo godere di uno spettacolo visivo molto raro a chi lo percorre; ciò mi evoca immagini andine, quello che manca è la locomotiva a vapore e,… tutti giù per terra a spingere; non abbiate paura delle gallerie che sono percorribili e non badate ai cani sono innocui; male che vada rischiate solo di mettere il piede su qualche escremento umano che oltretutto porta bene, visto che al buio qualcuno deia a meraviglia; ma potete evitarlo con una semplice torcia elettrica, magari una di quelle del tipo cinese a macinino. La fatica è tanta ma la soddisfazione è immensa. Fatta l’intera risalita, il vecchio percorso scompare per dare posto alle tremende carrozzabili; l’unico rimprovero che posso dare, se mi è consentito, l’avere apposto divieti di transito ai cavalli; ma non era meglio apporli per le macchine? Il resto è tutto Ok, prima Assoro ( che nei millenni continua ad esserci) e poi Roma che oggi continua a non esserci! E poi Bruxelles…
PONFERRADA-VILLAFRANCA DEL B. KM 24 (Tappa Santiago)
Ormai non ci credevo ma la pioggerellina finalmente è arrivata ma, ci sono le mantellina. Oltretutto attraversando quei boschi, leggera foschia, foglie che cadono, castagne, noci, insomma è l'autunno che, come la primavera sono le stagioni che più apprezzo. Camminando tra un villaggio e l'altro ci sono immagini ca ti catturano. Gabi dice che non è vero cammino se non volgi lo sguardo avanti ed indietro ma, io aggiungerei se non volgi lo sguardo a 360'.
CATENANUOVA-CENTURIPE
Tra vecchie trazzere e terrazze
La fama di Centuripe che sta in alto con i suoi 700 e passa metri di altitudine, da millenni è mantenuta viva dalla capacità costruttiva dei suoi abitanti che, oltre a terme, teatri, fori, templi e dogane, sono riusciti ad erigere una miriade di perfetti e solidi muri a secco; così guadagnavano preziosi terrazzamenti dove vi coltivavano vite, olive, mandorle di ottima qualità, a 2 passi dalle loro case; allorquando questi terrazzamenti non bastavano, sconfinavano verso la Piana in direzione Catenanuova dove dalle fertili contrade di Cuba, Turcisi, Vaccarizzo , Sparagogna etc. riuscivano a produrre il grano duro più selezionato e più ricco del'Impero, che regolarmente il Verre di turno si portava e si porta altrove. Chiunque può ripercorrere a piedi la vecchia trazzera delle Vacche, partendo da Catenanuova e raggiungere Centuripe, non ha che scegliere questo percorso naturalistico di rara bellezza, lungo il quale si avrà modo di ammirare, non solo gli innumerevoli casolari e masserie, oramai,ahimè abbandonati, ma soprattutto l'opera geniale di questi terrazzamenti, ancora intatti nella loro bellezza ed efficaci a proteggere la città; si avrà anche modo di ammirare le innumerevoli grotte scavate dall'uomo laddove un tempo si rifugiava. Salendo sempre più il sentiero si fa più ripido, tanto da soprannominarlo "affuca muli" poichè toglieva il respiro alle bestie da soma. Fino a raggiungere la vetta in alto dove stà adagiata ed eterna la millenaria Kentoripai; è qui il fiato ce lo toglie non la fatica ma lo spettacolo che si presenta: il Mongibello vestito di bianco che si mostra in un baleno e che fa da quinta al tratto inconfondibile dello Sky-line di Centuripe che ancora stà ancora là arroccata. Finita l'ascesa, ripreso il respiro si inizia a discendere ed eccoti un altro percorso naturale per il quale, oggi come allora, si è avuto il buon gusto di proteggerlo con muretti in pietrame a secco imbrigliate da gabbioni matallici; segno della modernità? o forse è più giusto affermare che gli antichi avevano più gusto ed erano molto più bravi nel costruire! Adesso il giro è completo, manca l'ultima salita per arrivare al Parco San Prospero di Catenanuova dove ci aspetta un pò di frescura silvestre ed il meritato riposo, sazi di avere potuto vedere ciò di cui non ci saremmo mai aspettato. E allora proviamo a vivere questa unica esperienza, lasciamo da parte l’auto, qui basta un buon paio di scarpe, borraccia e un pò di cioccolata accompagnata da qualche mandorla raccattata lungo il percorso.
VILLAFRANCA - LA FABA (Ai piedi del Cebreiro) Tappa Santiago
Oggi Villafranca-la faba(ai piedi del Cebreiro) km 24 è un dolce e costante salire da q. 800 a 1300, domani ci aspetta l'ultimo tratto del Cebreiro. È un vero peccato che il percorso è disturbato continuamente da carrettere ed autocarrettere perché è incantevole. Ma l'ultimo tratto, accidenti, è stato duro ma dolce, quante castagne già per terra, stasera caldarroste. Perdiamo l'altro amico spagnolo Gabi che a tutti i costi vuole raggiungere la cima, spero per lui ma mentre scrivo e mentre lui cammina si è scatenato un temporale. Noi per fortuna alla Faba abbiamo trovato un ottimo Albergue, tedeschi I volontari con cui ci intendiamo subito. The Hi and sister ci faranno compagnia a cena.
FONCEBAD0'N-PONFERRADA KM 29 (Cruz de Hierro ) Tappa Santiago
Abbiamo
lasciato i nostri sassolini e credo di avere anche lasciato un
grandissimo e pesantissimo masso, il più pesante che ci sia e che sta
dentro di me. Adesso vado più leggero e la discesa mi sarà più dolce se
lo spirito del cammino saprò tenerlo per il resto dei miei giorni. Oggi
una giornata uggiosa piena di nebbia che ha guastato i panorami
silvestri magnifici. Si incontrano villaggi stupendi perlopiù
abbandonati. L'ardesia la fa da padrona su ogni tetto. Si incontrano
strani personaggi ma quello di stamani è il massimo, l ultimo cavaliere
templare che si rifugia in uno strano ed oscuro ambiente con due
discepoli coi quali si improvvisa un ad Este Fidelis a tre voci, niente
male devo dire. E poi sempre più giù fino a Ponferrada dove i templari
ci furono veramente e che per fortuna il loro ordine fu sciolto. La
cittadina continua a stupirmi come del resto le altre città fin qui
toccate. Adesso mancano 199 km dalla dirittura e gli amici spagnoli
vanno via. Ne incontreremo altri perché dove ci siamo noi c è taverna.
SAN MARTIN DEL CAMINO-ASTORGA KM 24 (Tappa Santiago)
San Martin del camino-Astorga km 24, ad Órbigo ho duellato a singolar tenzone con la muchillas, alla fine ho vinto ed in cambio di una dolce donzella credo che mi sia stato assegnato un vessillo che mi da diritto di un pezzo di campo di stelle.
VILLAFRANCA DEL BIERZO (Tappa Santiago)
Infine
si fa cena ma, bisogna far la spesa, nel frattempo gironzolando per
Villafranca ecco cosa catturo: le Bellezze del Camino.
LAFABA-CEBREIRO-FILLOBAL KM 24 (Tappa Santiago)
Lafaba-cebreiro-Fillobal
km 24, il tanto temuto Cebreiro è fatto, 1600 Mt volati via di un
soffio. Per fortuna il tempo ci è clemente nella salita e ci dà
spettacoli indescrivibili, fortuna che l'occhio della macchina cattura
quei flash. Pittoresche le costruzioni a secco ed i tetti in paglia. La
discesa è a tira e molla lunga facile ma quella nebbia che abbiamo
incontrato ci ha tenuti ben freschi, anzi, inzuttati. Alla fine una
doccia calda ed una lavadoras ed essicatoras ci aspettano e tutti passa,
anche la stanchezza.
LEJON-SAN MARTIN DEL CAMINO KM 18+7 (Tappa Santiago)
Non è che vogliamo fare i furbi ma quei 7 non valeva proprio la pena farli a piedi nel caos di macchine ed industrie. Si inizia a sentire il cambiamento di regione, la Galizia si avvicina e le campagne sembrano semi abbandonate.
MONSILLAS D. L. MULAS-LEJON KM 20 (Tappa Santiago)
Monsillas d. l. MUlas-Lejon km 20, che città stupenda, colorata, vivace... La vecchia León col suo bel palazzetto del conte di luna che mi evoca il Trovato re, il primo Gaudí giovane prima di esplodere con le sue opere lasciate a Barcellona, ma il fulcro resta la cattedrale gotica, autentico gioiello con le sue guglie che si stagliano nel cielo, forti, contraffatti, archi zoppi da invidiare il gobbo di Notre-Dame che ne abitava un'altra simile in bellezza. E così il mio cammino si arricchisce di altra bellezza da fare invidiare anche il buon Dio.
LEDIGOS-BERCIANOS D. CAMIN KM 28 (Tappa Santiago)
Le mesetas spazzate via, adesso inizia un
territorio più variegato, case costruite con fango e paglia e Bodega,
cantine scavate nel fango della terra, si attraversa S handgun
cluniacense per arrivare in un ostello dove si fa cena in comunione, già
ci si comincia a sbracciare perché dove arrivano i 4 siciliani si fa
agape, di quella vera. Ho l'idiogramma del mio nome in giapponese, ci ha
lavorato Masa.
FROMISTA-CORRION DE LO CONTES KM 20 (Tappa Santiago)
Fromista-Corrion
de Los Contes, 20 km intervallati dall'asilo degli asinelli, papere,
Inti-illimani, tende da apaches su un prato verde che distende, dopo si
arriva ai templari di s. Maria la Blanca, transito tra il romanico ed il
cluniacense. Tutto bello in una cornice di ocra.
VALLE DEI SICULI KM 22
E' qui che bisogna insistere: Catenanuova, Monte Santa Maria, Sparagogna, Rocca o Monucu e Diga Sciaguana. Il gruppo misto si implementa ancora, aspettando i Canadesi che in questa valle nel '43 hanno combattuto contro il nazi-fascismo e per la nostra libertà.
SARRIA-PORTOMARIN KM 23 (Tappa Santiago)
Sarria-portomarín km 23 è la strada dei dolmen, praticamente quasi tutti i confini dei poderi sono segnati da dolmen veri e propri, inoltre, la strada dell'onore di sterco viste le numerose stalle. Il sentiero mantiene comunque il suo fascino per la presenza di boschi incredibilmente belli. Infine Portomarin che, come la valle dei re, Egitto, a causa di uno sbarramento di un corso d'acqua, il villaggio originario è stato sommerso ma la chiesa, smontata pietra su pietra, è stata ricostruita a monte.Adesso in Galizia gli Albergue non hanno cucina ed allora...
FILOBALL (TRICASTELLA)-SARRIA KM 22 CIRCA (Tappa Santiago)
Si attraversano le bellissime foreste della Galizia, è un continuo saliscendi con scenari mozzafiato ruscelli, castagne ( ne abbiamo incontrato uno che fu piantato quando Colombo scoperse il nuovo mondo) e tante zucche che alla fine non abbiamo resistito, la fregatura è che nell'albergo non c'è cucina, peso inutile sulle mie spalle. La città mediocre con spunti fotografici di tutto rispetto.
PORTOMARIN-PALAS DE REY KM 24 (Tappa Santiago)
All'inizio era un incubo tra le più oscure tenebre e la
più fitta nebbia che ti impediva di vedere anche ad un palmo dal naso,
ma poi, man mano che si saliva ecco che ti si schiarisce tutto, il sole
splende ed illumina quel mare di nebbia che ti sei lasciato dietro, e la
luce vince sulle tenebre. Tutto passa sotto i miei occhi e quel fiume
che scorre da Ronceceaux a Finisterre passando per un particolare campo
di stelle, ricordi, pensieri, sogni, progetti. Proprio come quelle
tenebre, man mano che ti elevi tutto si schiarisce. A tre tappe dalla
fine ti rimane un po' di tristezza, ci sarà comunque un Albergue ove
poter trovare una cucina e fare taverna, la Galizia per questo non è
stata tanto generosa.
CATTEDRALE DI ALBI
Un gioiello sorto per rimediare una delle tante nefandezze della chiesa cattolica. Una delle tante tappe della zingarata